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COMUNICATO STAMPA

MONITOR DEI DISTRETTI INDUSTRIALI DEL TRIVENETO AL 30 GIUGNO 2012: NEL SECONDO TRIMESTRE L’EXPORT DEI 34 DISTRETTI E’ RIMASTO IN TERRITORIO NEGATIVO MA SI RAFFORZA IL SURPLUS COMMERCIALE A 7,1 MILIARDI DI EURO


• Resistono i poli tecnologici del Triveneto in crescita del 5,7%.
• In Friuli Venezia Giulia calano componentistica, termoelettromeccanica e mobile di Pordenone ma tengono prosciutto di San Daniele, coltelli e forbici di Maniago ed elettrodomestici di Pordenone.
• Nel Trentino Alto Adige arretrano le mele del Trentino, ma tengono gli altri distretti della regione (mele dell’Alto Adige, vini di Bolzano e di Trento, porfido di Val di Cembra e legno e arredamento dell’Alto Adige).
• In Veneto su ventidue distretti oltre la metà aumentano le vendite estere. In evidenza alcuni distretti della moda, dell’agro-alimentare e del sistema casa. Arretrano, invece, la calzatura sportiva di Montebelluna, le materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova e la meccanica strumentale di Vicenza.
• Calano le esportazioni verso i paesi europei più colpiti dalle manovre di austerity (Grecia e Spagna) a cui si è aggiunta la frenata accusata in due importanti motori dell’export triveneto, la Francia e la Germania. Al contempo, però, è tornato a crescere l’export verso Stati Uniti e Giappone.

Padova, 10 ottobre 2012. E’ stato pubblicato a cura del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo per conto di Cassa di Risparmio del Veneto, Carive, CariFvg e Btb il Monitor dei distretti industriali del Triveneto aggiornato a giugno 2012. Lo studio monitora l’andamento dei distretti presenti in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

Nel secondo trimestre del 2012 l’export dei distretti del Triveneto è rimasto in territorio negativo, accusando un calo tendenziale dello 0,7%. Soffrono, in particolare, le aree distrettuali del Friuli Venezia Giulia (-6,9%) e del Trentino Alto Adige (-2%). Tengono, invece, i distretti del Veneto che, dopo otto trimestri di crescita, registrano un progresso dell’1,6%.

Migliore è apparsa l’evoluzione dei tre poli tecnologici del Triveneto, che nel secondo trimestre del 2012 hanno messo a segno una crescita tendenziale del 5,7%. E’ stato trainante il biomedicale di Padova.
Il quadro congiunturale si presenta altamente eterogeneo, con circa la metà dei distretti in crescita e la metà in difficoltà sui mercati esteri. Anche a livello settoriale, regionale e geografico la diversità di risultati è significativa.

Il dato negativo del Friuli Venezia Giulia, ad esempio, riflette il calo della componentistica e la termoelettromeccanica friulana e del mobile di Pordenone. Gli altri distretti della regione, invece, tengono (prosciutto di San Daniele) o registrano un aumento delle esportazioni. Si sono messi in evidenza soprattutto i coltelli e forbici di Maniago e gli elettrodomestici di Pordenone.

Nel Trentino Alto Adige arretrano le mele del Trentino, ma tengono gli altri distretti della regione (mele dell’Alto Adige, vini di Bolzano e di Trento, porfido di Val di Cembra e legno e arredamento dell’Alto Adige).

In Veneto dodici distretti aumentano le vendite estere e dieci subiscono una riduzione dei valori esportati. Tra i primi si sono messi in evidenza alcuni distretti della moda (l’oreficeria di Vicenza e la concia di Arzignano), dell’agro-alimentare (vini del veronese, dolci e pasta veronesi e carni di Verona) e del sistema casa (elettrodomestici di Treviso, mobili in stile di Bovolone e vetro artistico di Murano). Tra i distretti maggiori, arretrano, invece, la calzatura sportiva di Montebelluna, le materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova e la meccanica strumentale di Vicenza.

Molto differenziato anche l’andamento delle esportazioni nei principali sbocchi commerciali. Al calo accusato nei paesi europei più colpiti dalle manovre di austerity (Grecia e Spagna), si è aggiunta la frenata accusata in due importanti motori dell’export triveneto, la Francia e la Germania. Al contempo, però, le esportazioni sono tornate a crescere a ritmi sostenuti su due importanti mercati avanzati come gli Stati Uniti e il Giappone.

Tra i BRIC, invece, solo in Brasile l’export distrettuale triveneto ha chiuso il secondo trimestre del 2012 in territorio positivo. Non tutte le indicazioni che vengono da Cina, Russia e India sono negative. In Cina, ad esempio, la minor domanda di beni intermedi e di infrastrutturazione ha penalizzato i distretti triveneti specializzati nella meccanica e in beni intermedi. Al contrario, su questo mercato le esportazioni di alcuni distretti del sistema moda e del mobile hanno continuato a correre (oreficeria di Vicenza, tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno e mobile del Livenza e Quartier del Piave). Il calo subito in Russia, invece, è quasi interamente riconducibile alla componentistica e termoelettromeccanica friulana. Sempre in Russia, infatti, si segnalano gli ottimi risultati conseguiti dalla meccanica strumentale di Vicenza, dal mobile del Livenza e Quartier del Piave, dalle materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova, dagli elettrodomestici dell’Inox Valley, dai vini veronesi e dalle sedie e tavoli di Manzano.

In questo quadro a luci e ombre non si è interrotta la fase di rafforzamento dell’avanzo commerciale dei distretti triveneti che nel primo semestre del 2012, complice anche il calo delle importazioni, si è portato a quota 7,1 miliardi di euro, dai 6,9 miliardi del corrispondente periodo dell’anno precedente. Resta però ancora lontano il punto di massimo storico toccato nei primi sei mesi del 2008 quando il surplus toccò i 7,8 miliardi di euro.

Un quadro non del tutto positivo emerge, infine, analizzando i dati sugli ammortizzatori sociali. Nei primi otto mesi del 2012 il numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni si è mantenuto su livelli storicamente elevati, soprattutto per la componente straordinaria, attivata per situazioni di crisi strutturale delle imprese, e per quella in deroga, utilizzata dalle piccole e piccolissime imprese non coperte dalla CIG ordinaria. Il deterioramento e l’incertezza del quadro congiunturale esterno ha poi portato a un nuovo aumento della CIG ordinaria, richiesta dalle imprese nelle fasi di ripiegamento ciclico.

 

 

PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Rapporti con i Media – Chiara Carlotti
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