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COMUNICATO STAMPA

 

KANDINSKIJ, GONCAROVA, CHAGALL. SACRO E BELLEZZA NELL’ARTE RUSSA

Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari

Sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza

5 ottobre 2019 – 26 gennaio 2020

Mostra a cura di Silvia Burini, Giuseppe Barbieri, Alessia Cavallaro

 

Vicenza, 5 ottobre 2019 – Apre oggi al pubblico fino al 26 gennaio 2020 alle Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, la mostra “Kandinskij, Goncarova, Chagall. Sacro e bellezza nell’arte russa”: un nuovo importante appuntamento per celebrare i vent’anni di attività della sede museale vicentina e valorizzare la straordinaria collezione di antiche icone russe della Banca.

Giovanni Bazoli, Presidente emerito di Intesa Sanpaolo, afferma: «Nella sontuosa dimora barocca di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza nasceva nel 1999 la prima sede delle Gallerie d’Italia, subito identificata come “casa delle icone” perché, nell’ambito del grande progetto di valorizzazione delle collezioni d’arte di proprietà della Banca, essa fu destinata a ospitare una delle più importanti raccolte di icone russe presenti in Occidente. A vent’anni dall’inaugurazione di quella esposizione, nell’intento di promuovere una più diffusa conoscenza della nostra collezione, presentiamo oggi una mostra che, grazie a prestiti eccezionali

dalla Galleria Tret'jakov di Mosca e da altri musei internazionali, documenta come l’arte moderna russa abbia attinto linfa vitale dalla spiritualità degli antichi modelli iconografici. Le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo a Vicenza, in occasione del ventesimo compleanno, riaffermano la loro vocazione ad essere un luogo di incontro fra Oriente e Occidente europeo, che porti anche a riconoscere la fecondità delle comuni radici cristiane».

L’esposizione è curata da Silvia Burini, Giuseppe Barbieri e Alessia Cavallaro e si inserisce, nell’ambito di Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, in un organico rapporto di collaborazione con il Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: intende riproporre il dialogo straordinario tra icone e Avanguardia che poco più di un secolo fa contribuì a caratterizzare la fisionomia profonda del contributo russo all’arte contemporanea internazionale.

Lo fa a partire da una meditata selezione di 19 icone russe, appartenenti alla collezione Intesa Sanpaolo, poste a confronto con una sceltissima sequenza di 45 opere, molte delle quali mai viste in Italia, realizzate tra la fine del XIX e i primi decenni del XX sec., provenienti per la maggior parte dal più importante museo di arte russa di Mosca, la Galleria Tret’jakov, e inoltre dai musei di Yaroslav, Astrakhan, dal MMOMA e dal Museo dello Spettacolo Bakhrushin di Mosca, nonché dal Musée National Marc Chagall di Nizza e dal Museum of Modern Art Costakis Collection di Salonicco.

La mostra esplora il rilievo del tema del sacro nell’arte russa dall’ultimo scorcio dell’Ottocento per concentrarsi sulle principali figure – come Kandinskij, Natalia Goncarova e Chagall, ma anche Petrov-Vodkin, Malevic e Filonov – che hanno rivelato, più di altri esponenti dell’Avanguardia, la profonda affinità tra la concezione filosofico-teologica dell’icona e le ricerche spirituali ed estetiche degli esponenti dell’Avanguardia.

L’attenzione del mondo artistico russo per la secolare tradizione delle icone esplode nel secondo decennio del XX secolo, ma anche in precedenza autorevoli rappresentanti di fine Ottocento avevano mostrato un crescente interesse per l’arte sacra: è il caso dei protagonisti più influenti dell’Art Nouveau – come Ivanov, Vrubel’, Vasnecov, Nesterov, tutti presenti in mostra –, che si cimentano con soggetti sacri, cristiani e pagani, senza però collegarsi direttamente alla tradizione più antica. Assai più stringente è invece il rapporto con le icone che s’instaura pochi anni dopo, con l’Avanguardia. Anche se i temi non sono esplicitamente religiosi e le opere non finalizzate al culto, come del resto avveniva anche con i pittori di fine secolo (che spesso usano quei soggetti in funzione anti-ecclesiastica), la presenza risonante della matrice iconica nel contesto delle  Avanguardie risulta molto più marcata.

Il tratto dominante dell’icona è il suo antinaturalismo. I soggetti sono rigidamente limitati, delimitati da precise griglie, compositive e interpretative; la posa delle figure è rigida, quasi sempre frontale e fissa;manca la prospettiva lineare. Proprio quest’ultimo tratto era considerato un grosso limite da coloro che lo riscontravano senza comprenderne l’essenza. Pavel Florenskij (sacerdote, filosofo, teologo, scienziato,poeta) ci avvisa invece che gli artisti che non volevano usare la prospettiva sceglievano semplicemente un altro principio di rappresentazione: i pittori di icone, infatti, percepivano il mondo in modo sintetico e non analitico, come un tutt’uno, e lo esprimevano deliberatamente eliminando la finzione delle quinte teatrali.

L’Avanguardia di inizio Novecento mira a scardinare una pittura intesa come illusoria rappresentazione del visibile e trova proprio nella pittura di icone un valido aggancio. Sebbene al suo interno ci siano state correnti, come il Futurismo e il Costruttivismo, che si contrapposero all’intima essenza dell’icona, altri protagonisti, come Kandinskij, Chagall, Goncarova o Malevic, hanno rivelato le profonde affinità con le ricerche spirituali ed estetiche dell’Avanguardia.

Per il popolo russo, la percezione della natura in termini visual-pittorici non è da considerarsi come una semplice esperienza estetica. Piuttosto – come Kandinskij ripete continuamente – è una sorta di “necessità interiore” che deriva dal bisogno di sperimentare l’invisibile (nevidimoe), in modo totalmente naturale, nel quotidiano (byt). L’icona viene assunta come fondamento e garanzia di questo approccio, come efficace espressione dell’invisibile nell’arte pittorica. Kandinskij è il primo a lasciare dietro di sé il figurativismo per entrare in un mondo di astrazioni. Natal’ja Goncarova utilizza le immagini bibliche, dalla Genesi

all'Apocalisse, per comunicarci l’avvicinarsi dell’ora del Giudizio. A differenza di Kandinskij, rivela con un figurativismo essenziale l’umanità profonda, senza oscurarla nell'astrazione. Coglie i mali del mondo nella secolarizzazione, l'industrializzazione, l'urbanizzazione, rivelandoli come fattori che cercano di ridurre al minimo la ricchezza della cultura russa e dei suoi popoli. Nell’incontro con Larionov e Goncarova e la loro pittura primitiva, con chiari rimandi all’icona, anche Malevic si apre a una pittura non-figurativa, che esplora gli spazi del «niente», liberati da ogni figurativismo. E in Chagall possiamo scoprire un’ulteriore dimensione dell’influenza del Sacro nella pittura russa dei primi decenni del XX secolo, quella di un misticismo quotidiano («Io sono un mistico. Non vado in chiesa o in sinagoga. Per me lavorare è pregare») che, a partire nel suo caso soprattutto dalla lettura del testo biblico, sa dare vita a un universo visivo di straordinaria suggestione: «Mi è sempre sembrato e mi sembra tuttora – osserva il pittore – che la Bibbia sia la principale fonte di poesia di tutti i tempi».

La mostra vuole presentare le concrete fasi di questo processo di scoperta e di espressione della “vera bellezza” quella che, anziché arrestarci al mondo dell’oggetto, può condurci a un aldilà rispetto a esso. Nello stesso tempo si dà modo al visitatore di confrontare la propria esperienza con la profondità dei valori e delle forme di questa fase densissima dell’arte del primo Novecento.

L’esposizione sarà valorizzata da numerose iniziative rivolte ad appassionati d’arte, scuole, famiglie: un corso di storia dell’arte russa, una rassegna cinematografica, incontri, appuntamenti di musica e danza.

Il catalogo (Edizioni Gallerie d'Italia | Skira), contiene saggi dei curatori Silvia Burini, Giuseppe Barbieri, Alessia Cavallaro e degli studiosi Nicoletta Misler e John Bowlt.

IMMAGINI AL LINK: https://bit.ly/2lrcB4a

 

Dida immagini allegate:

 

Natal’ja Goncarova

(Ladyžino, distretto di Tula, 1881 – Parigi, 1962)

Trinità. Composizione religiosa

1910 Olio su tela , 88x116 cm

Moscow, The State Tretyakov Gallery

 

Vasilij Kandinskij

(Mosca, 1866 – Neuilly-sur-Seine, 1944)

Destino (Muro rosso)
1909, Olio su tela, 84x118 cm

The Astrakhan State Art Gallery n.a. P.M. Dogadina

 

INFORMAZIONI PER LA STAMPA

Intesa Sanpaolo

Ufficio Media Attività Istituzionali, Sociali e Culturali

Tel. 335.7282324 silvana.scannicchio@intesasanpaolo.com

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